Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non è affatto raro trovare bambini ad alto contatto e non è per niente facile per la madre gestire questa situazione. Ci sono bambini che, più di altri, hanno bisogno di continuo contatto fisico con la madre: non vogliono stare nella navicella o nell’ovetto, solo costantemente in braccio.
Con questo articolo spero di poter aiutare altre mamme che, come me, si sono trovate in questa situazione o ci si ritrovano proprio ora.
Vorrei partire con una premessa: prima o poi passa.
Quali sono i bambini ad alto contatto?
Sono bambini che hanno bisogno di coccole, che vogliono sempre stare in braccio. Come li adagi nella culletta piangono, finché non tornano tra le braccia calde e confortevoli della mamma. Detto così sembrerebbe quasi un vizio, una reazione esagerata e inadeguata del neonato.
Vissuto in prima persona però, prende tutta un’altra piega e la nostra esperienza ne è una testimonianza.
Per moltissimi aspetti nostra figlia è, fin da piccola, una bimba molto indipendente e autonoma, ma, nonostante questo, ha sempre avuto bisogno di contatto con me.
Non potete immaginare (o forse sì) quanta invidia provavo certe volte, quando vedevo altre mamme passeggiare con carrozzine o ovetti in tutta tranquillità, con i loro piccoli che si perdevano ad ammirare il mondo intorno a loro, o, se proprio proprio, si distraevano in pochi minuti con un giochino.
Avere un figlio ad alto contatto significa non riuscire a farsi una doccia, non riuscire a fare le faccende domestiche, non riuscire a farsi un caffé, se non con l’aiuto del papà o dei nonni.
Ma ci tengo a precisare che avere un figlio ad alto contatto non significa avere un figlio mammone, viziato e poco autonomo. Non vuol dire nemmeno avere un bimbo in ritardo negli apprendimenti (o poco sveglio, per intenderci).
Da sempre i bimbi piccoli piegano il mondo a loro vantaggio, è la loro forza innata. Bisogna però anche iniziare a pensare che ogni comportamento corrisponde ad un bisogno. Ci sono bambini che hanno bisogno di tempo in più per abituarsi a stare da soli e rispettare i loro tempi non è affatto una mancanza, semmai il contrario.
A tal proposito ci può aiutare un articolo sul sito nostrofiglio.it, dove una psicologa chiarisce come sia del tutto naturale la richiesta di molti bambini di stare sempre in braccio.
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Come comportarsi?
Penso che il primo passo sia quello di prendere consapevolezza del bisogno del bambino ed accettare la situazione.
Gestire un bambino ad alto contatto non è situazione molto facile, mette la madre a dura prova. Bisogna però pensare che non sarà così per sempre e che le difficoltà dei primi mesi prima o poi passano.
Come è stato per me, in molti vi diranno di lasciarlo piangere, o vi faranno sentire in colpa perché non siete abbastanza forti e determinate nel farlo crescere indipendente.
Vi faranno piangere. Il mio consiglio personale è però di lasciar scorrere perché quello che provate è assolutamente giusto e giustificato: non potete lasciarlo solo, dovete prenderlo in braccio, l’istinto vi guida nel verso giusto.
Mia figlia ha iniziato a gattonare a quattro mesi e mezzo. Scorrazzava per la casa senza bisogno di essere seguita, è sempre stata sveglia, vivace e competente. Ha sempre avuto voglia (anche fretta quasi) di crescere e rendersi autonoma. Vi assicuro che il suo bisogno di affetto non aveva nulla a che vedere con la spinta all’autonomia e alla crescita, o almeno non in senso negativo.
Ho sempre pensato che più la facevo sentire sicura, più lei “camminava” da sola, e così è stato.
Consigli pratici da una mamma che lo ha provato sulla propria pelle.
Gestire la situazione con i bambini ad alto contatto è veramente faticoso e spesso frustrante, perché passi avanti se ne fanno ben pochi.
Le strategie che io ho trovato però, alla lunga hanno funzionato.
Portare in fascia
É il consiglio più gettonato, ma anche il più efficace con i bambini ad alto contatto. Prima dovete sapere che portare in fascia non è affatto semplice e che non tutti i bimbi accettano di essere portati al primo tentativo.
Ci sono molte accortezze da tener presente. Un primo consiglio che vi do è quello di fare una consulenza con un’esperta/o che sia davvero competente. Vi spiegherà tutte le varie legature e ve le farà provare più volte con la sua supervisione. Se il bambino non è legato bene si sentirà insicuro, piangerà ancora di più e non vorrà stare nemmeno in fascia.
Una volta diventate esperte nelle legature con il bambolotto, sarà l’ora di passare all’azione e di liberarvi quantomeno le mani (una grande conquista!).
All’inizio può essere che vostro figlio pianga ancora, ma si abitua presto. A noi perlomeno è stato detto così dalla consulente.
Sinceramente ero molto scettica ma poi è avvenuto il miracolo e, da allora, fascia a go go. Ci tengo a precisare che piangeva per qualche minuto, giusto il tempo di uscire e soprattutto, in qualche modo riuscivo a consolarla, cosa impossibile in un altro modo.
W i rinforzi
É vero, la fascia è molto utile e ha i suoi vantaggi. Una volta liberate le mani è normale però iniziare a desiderare di passare anche alla navicella o all’ovetto. Piano piano noi siamo riusciti a fare anche questo passaggio. Una cosa importantissima: non provate a portare a passeggio il bambino da sole.
Queste situazioni ci rendono fragili e un pochino più irascibili. I nostri figli lo sentono e può essere ancora più faticoso. Inoltre, se il bambino piange a metà strada potrete prenderlo in braccio senza dover spingere il passeggino con una mano e consolare il pupo con l’altra (quante volte l’ho fatto e sto male solo al pensiero).
Un altro consiglio è di non provare la passeggiata quando ne avete veramente bisogno ma di farlo a tempo perso (anche questo aiuta a togliere la tensione).
Step by step
Iniziate con un percorso breve. Io, ad esempio, ho iniziato facendo il giro del cortile sotto casa, poi sono passata al giro dell’isolato e poi sono arrivata al giretto di mezz’ora. Finché la mia Isabel non ha compiuto sei mesi non sono mai riuscita a fare di più. Tutto sommato però siamo riusciti in questo modo a conquistare un po’ più di tempo libero per noi e almeno a fare qualche passeggiata.
Oggi mi sembra tutto un ricordo lontano. È stato faticoso è vero, ma oggi sono contenta di non aver mai mollato, di aver assecondato i bisogni di mia figlia ma di essere riuscita a trovare strategie efficaci per arginare gli ostacoli.
Quando sento ancora parlare di neonati viziati, di pediatri che rispondono “cuore duro” alle mamme in difficoltà che chiedono consigli, mi si drizzano i capelli.
Lasciamo ai bambini il loro tempo per abituarsi a stare al mondo, perché se ce lo urlano in tutti i modi possibili, forse significa che ne hanno davvero bisogno.
E tu? anche tuo figlio è un bambino ad alto contatto? quali strategie hai trovato? Se hai nuovi consigli o pensi che il mio articolo ti è stato utile, scrivilo nei commenti. Aiutiamoci mamme 😉 !
Io non ho figli, ma ero una bambina molto coccolona, volevo stare sempre in braccio a mia madre..Volevo solo sentirmi amata..😌
😍 Bravissimaaaa 👏👏👏