Il senso di questo blog è quello dare informazione alle mamme o a tutte quelle che vogliono diventarlo. Quando dico che Mamma In The City è una finestra aperta sulla mia vita di mamma, intendo dire che in quello che scrivo porto sempre un parte di me stessa. Credo fortemente che la maternità è una tematica che va raccontata da chi l’ha vissuta, o da chi la vive, per poterla comprendere appieno. Oggi voglio parlarvi di aborto spontaneo proprio perché ci sono passata e quando è successo a me avrei tanto voluto trovare un post come questo.
La cruda verità
Il giorno in cui realizzi che sei incinta tutta la tua vita cambia. All’improvviso ti senti speciale come non lo sei mai stata prima e tutti gli obiettivi che prima ti era prefissata, in confronto, sembrano banalità. La fantasia vola e non passi un solo minuto senza immaginare come sarà la creatura che porterai alla luce. Tutto ciò che ti passa per la testa sono solo rose e fiori. Nemmeno ti sfiora l’idea che qualcosa possa andare storto. Eppure può capitare, e soprattutto, con maggiore frequenza di quanto si possa pensare.
Non sono mai riuscita a trovare la stima esatta della probabilità che una gravidanza non vada a buon fine, ho trovato valori diversi, anche da fonti autorevoli. Ad ogni modo, le percentuale si aggira attorno al 20 % (alcuni dicono di più, altri meno). È chiaro che è comunque un numero elevatissimo, o almeno più elevato di quanto si possa pensare.
Ecco perché è necessario parlarne, quando si desidera una gravidanza bisognerebbe mettere in conto che c’è questa possibilità e, soprattutto, che non è affatto remota. Certo, da una parte si mette in testa un pensiero negativo a chi sta sognando una famiglia per la prima volta, ma cercare di avere un figlio non è poi così semplice e saperlo può aiutare la coppia ad affrontare la situazione con maggiore consapevolezza.
La maggior parte degli aborti spontanei avvengono nelle prime settimane
Sapere che è un fatto che può accadere, può cambiare profondamente la visione della coppia che sta cercando la gravidanza. È importante sottolineare che la maggior parte degli aborti spontanei avvengono entro le prime otto settimane. In questa fase si parla ancora di embrione e l’ovulo fecondato potrebbe non svilupparsi. È biologia, è natura. Il test di gravidanza è positivo ma il nostro corpo deve ancora fare la sua parte, la lotta non è finita lì.
Sembra una crudeltà parlare di questi aspetti e renderli quasi normali, ma vederli sotto un’altra luce è proprio ciò che da la forza alla coppia per riprovarci, quando succede. Avere le idee più chiare aiuta a non sentirsi una pecora nera, come sottolinea questo articolo, in linea con il mio pensiero.
Le esperienze di aborto spontaneo, possono essere motivo per accettare la cosa se succede a noi e per andare avanti. Io penso che la mia esperienza sia importante per dare fiducia a chi si ritroverà nella mia stessa situazione.
Fa parte della natura
Io l’ho vissuto come un lutto. Come tale, penso di aver fatto tutti i passaggi del caso. Sono stata malissimo, ho smesso di studiare e di fare le cose che prima mi facevano stare bene. Ero depressa, piangevo sempre e non mi davo pace.
Pensandoci ora, mi sento quasi esagerata. Lo so, è un’affermazione forte, ma dare così tanto peso all’aborto spontaneo è un’arma a doppio taglio, può fare molto male. Col tempo ho iniziato a pensare che faceva parte del gioco, che il mio corpo non era pronto e che tutto ciò era normale e possibile. Ormai quando guardo la mia piccolina sono molto serena nel pensare che doveva andare così, il nostro era il secondo turno, tutto qua.
A tal proposito, vorrei infatti precisare che è difficile succeda due volte di seguito. Questo concetto del corpo “non ancora pronto” è abbastanza attendibile. Anche questo va detto e spiegato, anche perché, diciamoci la verità, se ce lo dice il ginecologo pensiamo che ci prende per i fondelli solo per consolarci.
Come accorgersi
Ci sono dei segnali? La risposta è sì, o meglio, possono esserci. È possibile avvertire fastidi, forti fitte all’addome o la presenza di perdite ematiche abbondanti. Nell’ultimo caso bisogna essere caute e contattare il ginecologo prima di allarmarsi troppo, è possibile infatti avere anche piccole perdite benigne.
Solo il ginecologo può confutare con certezza un’interruzione di gravidanza. È necessaria un’ecografia e, in alcuni casi, possono volerci anche altri accertamenti. Normalmente la prima visita avviene tra la sesta e l’ottava settimana, in quel frangente si può vedere come l’embrione è effettivamente in via di sviluppo all’interno della camera gestazionale.
Non sempre dipende da quello che facciamo
La prima cosa a cui pensiamo quando ci troviamo di fronte a questo verdetto inaspettato è chiederci: cosa ho fatto di sbagliato? Avrei potuto impedirlo? La mia ginecologa ha insisto molto su questo punto e di lei una fiducia indiscussa. Quando l’interruzione di gravidanza avviene nei primi mesi, non dipende da quello che facciamo. Ovviamente non si può escludere al 100 %, ma che le nostre azioni da sole possano causare un aborto spontaneo è un fatto inverosimile.
Se l’interruzione avviene più avanti invece, può essere maggiormente influenzata da abitudini scorrette, come una cattiva alimentazione, fumo, utilizzo di sostanze ecc.. Ad ogni modo i nostri comportamenti non sono altro che delle concause a delle condizioni fisiologiche.
Cosa succede dopo?
Un’altra domanda a cui è importante rispondere, anche perché purtroppo non è una passegiata.
Dopo un aborto spontaneo ci saranno circa due settimane di perdite ematiche importanti, che possono essere anche un po’ più grumose, perché si sta verificando l’espulsione del materiale embrionale. In alcuni casi, più rari a quanto ho capito, è necessario fare un raschiamento in ambulatorio ginecologico.
È possibile trovarsi anche ad affrontare un’infezione uterina, facilmente curabile certo, ma non è una complicanza simpatica in questo frangente.
Il primo ciclo compare in media dopo 30/40 giorni dall’evento.
Ripartire
La prima fase è la più dura. Non si può fare altro che accettare la situazione e andare avanti. Come è stato per me, in molti casi si affrontano tutti i passaggi del lutto, a partire dalla negazione e così via. Penso che una cosa che aiuta moltissimo è ricordarsi di essere in due e sostenersi a vicenda. È importante rispettare il dolore dell’altro e le emozioni forti che ne conseguono.
Alcune coppie sono riuscite a prendere la cosa di petto e ad avere subito un’altra gravidanza. In realtà questo è rischioso perché bisognerebbe aspettare almeno un paio di cicli prima di riprovarci, per dare tempo al corpo di riassestarsi. In questi casi però, non ci sono mai azioni e pensieri giusti o sbagliati, ognuno deve seguire ciò che sente.
Noi non ne abbiamo più parlato per un sacco di tempo, non ci abbiamo più provato e la nostra intimità era diventata qualcosa di implicitamente proibito. Dopo circa sei mesi, senza nemmeno discutere sull’argomento, abbiamo fatto il nostro passo che ci ha portati oggi ad avere la nostra meravigliosa bambina.
Ripartire è faticoso, la strada è insidiosa e soprattutto imprevedibile. Non penso ci sia un modo universale per affrontare questi eventi. Di una cosa però sono convinta e lo ripeto: fa parte della natura delle cose, può succedere e se la si affronta in maniera positiva, può rimanere solo una piccola parte della nostra storia felice.
Se lo desiderate ancora, non mollate, provate di nuovo, con il sorriso sulle labbra, verranno tante cose belle che cancelleranno il dolore, potrete mettere il periodo buio nel cassetto.